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Leggi dell'ospitalità, Le

“Le leggi dell'ospitalità di Pierre Klossowski”
di Sadsong

«"Ritengono alcuni che anche nel gesto vi sia solecismo ogni qualvolta, con un cenno del capo o della mano, si lascia intendere il contrario di quel che si dice"
Si apre così, con questa frase di Quintiliano, il diario di Ottavio, protagonista assieme alla sua compagna Roberta della trilogia: "Le leggi dell'ospitalità", ed in particolare del primo, di cui parlerò, di questi tre romanzi, che porta il sottotitolo: "La revoca dell'editto di Nantes" (l'editto che permetteva in Francia il culto protestante, riconoscendo in tal modo libertà religiosa e di pensiero).
"Ottavio è un prete fallito, un teologo vizioso, uno specialista in perversioni, roberta, sua moglie, protestante, atea, attivista radical-socialista" (G.Marmori).
Nasce così una sfida, le "leggi dell'ospitalità", volute da Ottavio, contemplano che Roberta si dia all'ospite, senza remore, Ottavio dal canto suo mira a svelare il pudore di Roberta, ad esalterne la vergogna, il senso del pudore violato e lo farà inducendola nelle più perverse situazioni, che lui osserverà come un padrone di casa, appostato dietro la porta, senza intervenire. Ottavio vuole la vergogna di Roberta, l'ammissione dell'esistenza dello spirito vendicherebbe il suo fallimento teologico. Ma Roberta si sdoppia, Roberta rivela con la vergogna la purezza della sua carne.
Il diario di Roberta si alterna, nella storia, a quello di Ottavio, svelando le ambiguità del pensiero femminile, ed è a questo proposito che Klossowski inventa un pittore, mai esistito, Tonerre, il quale dipinge donne nell'atto di ricevere un'aggressione, donne che "parlano" con le mani, con una mano chiusa in segnoo di resistenza, con l'altra aperta offrendosi al piacere ambiguo di questa "violenza".
Splendido libro sulle perversioni, sulla loro necessità, quasi ontologica, pagine che affondano la lama in un pensiero inviolabile, quello femminile, quasi cogliendolo appieno, ma per rimetterlo subito in libertà, prima che esso diventi cenere tra le mani maschili. Klossowski non nutre il pensiero di una volontà di potenza dallo stampo "virilista", ma ne coglie il dubbio profondo, che attanglia ogni maschio e anche, se vogliamo essere blasfemi, ogni rifelssione su Dio.
Pierre Klossowski fu filosofo, saggista, romanziere e pittore, fratello dell'altrettanto noto, ma solo come pittore, Balthus, lo troviamo tra i più fecondi autori della Francia del XX secolo, assieme a G. Bataille (altro personaggio in odor di "eresia sessuale"), Rougemont, Blanchot, Deleuze e ad altri fuoriusciti dal gruppo del surrealismo francospagnolo. Grande studioso di Nietzsche e di De Sade, si adoperò non poco per sdoganare il pensiero del fastidioso "Marchese", aprendo spazi di speculazione etica ed estetica disabitati ancora oggi.
Per chi ama De Sade è assolutamente inevitabile, imbattersi nel francese, che fino a poco prima della sua morte (10 agosto 2001), sembra, fosse un placido vecchietto che si scolava mezza bottiglia di wisky al giorno.»


Ultima modifica: 24/01/2014
Hanno collaborato: Sadsong

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